Scritto da Joseph Minion e diretto da Barry Shils, Motorama (1991) è uno dei film più bizzarri e surreali degli anni '90, capace di raccogliere, nel tempo, un piccolo ma appassionato stuolo di cultori (tra cui il sottoscritto). Attraverso un intreccio inizialmente semplice, il film racconta la storia di un bambino di dieci anni, Gus (interpretato da Jordan Christopher Michael), che fugge dalla sua vita disfunzionale per intraprendere un viaggio folle e onirico. Il suo obiettivo è vincere un premio in denaro di 500.000 dollari attraverso un gioco sponsorizzato da una compagnia di benzina chiamata Chimera. Il film si distacca rapidamente dalle aspettative e si trasforma in un'esperienza visiva grottesca e surreale, difficile da classificare. Motorama è un viaggio psicologico e simbolico che esplora temi come la solitudine e l’alienazione. La storia, relativamente semplice all'inizio, si fa sempre più complessa e disturbante man mano che Gus prosegue nel suo viaggio. Cresciuto in una famiglia violenta, si rifugia nel sogno di vincere un grande premio in denaro giocando a Motorama. Per partecipare, è necessario raccogliere delle carte reperibili in diverse stazioni di servizio, ognuna delle quali contiene una lettera: una volta completata la parola “MOTORAMA”, il premio diventa riscattabile. Con l’obiettivo ben chiaro in mente, Gus ruba un'auto — una vecchia Ford Mustang — e inizia il suo viaggio lungo strade polverose e desolate. Si ferma in varie stazioni di servizio, incontrando un cast di personaggi sempre più eccentrici e inquietanti. Non appena parte, la sua avventura assume contorni assurdi: senza alcuna apparente preoccupazione per la pericolosità della situazione, Gus guida il veicolo con un'improvvisata soluzione per raggiungere i pedali, mostrando la stessa incoscienza con cui affronta ogni altro passo del suo viaggio.
Il film non si sofferma mai troppo a dare spiegazioni, abbracciando l'assurdità della situazione come unica modalità narrativa. Gus incontra personaggi come Phil (interpretato da John Diehl), un gentile benzinaio che cerca di impressionare gli angeli con un aquilone, e altre figure che sembrano provenire da un mondo fantastico e fuori controllo. A poco a poco, il protagonista si rende conto che il suo obiettivo non è solo difficile da raggiungere, ma lo porterà a fare i conti con la propria coscienza. Ciò che rende Motorama unico è il suo approccio surreale e le sue sfumature da weird movie di culto. Sebbene a un primo sguardo possa sembrare un semplice road movie, la narrazione sfida ogni convenzione del genere. Gus è un ragazzino spinto dal bisogno di evadere dalla sua realtà familiare disastrosa e intraprende un viaggio non solo fisico, ma soprattutto esistenziale. Il suo iniziale desiderio, ben presto trasformato in ossessione, lo spinge verso una fuga che, alla fine, si rivelerà illusoria. Ogni incontro lungo il cammino diventa una riflessione sull’ossessione per gli obiettivi materiali, sulla corruzione dell’anima e sulla disperazione derivante dalla perdita d’identità. Le situazioni surreali affrontate da Gus, come l’incontro con un gruppo di motociclisti che lo tatuano brutalmente o il rapimento con la conseguente perdita di un occhio durante una ritorsione da parte di un criminale, diventano metafore di un mondo spietato che non contempla l’innocenza infantile. Da un punto di vista formale e narrativo, il film gioca costantemente con atmosfere a metà strada tra sogno e realtà, mantenendo un delicato equilibrio tra il grottesco e il filosofico, senza mai concedersi troppo alla linearità della narrazione o all’intellegibilità del suo messaggio. Una delle caratteristiche più affascinanti di Motorama è la sua galleria di personaggi, molti dei quali interpretati da attori famosi, ma in ruoli piccoli e stravaganti. Sebbene ognuno sembri avere una propria cifra di eccentricità, è difficile vederli come persone reali: più che personaggi credibili, appaiono simboli di una società malata e fuori controllo. Ad esempio, Susan Tyrrell interpreta una cameriera di una tavola calda che non esita a servire Gus nonostante la sua giovane età, mentre Jack Nance, noto per Eraserhead di David Lynch, è il proprietario di un motel ossessionato dal catturare scoiattoli. Il film include anche i camei di Drew Barrymore, Dick Miller (nei panni di un padre che perde una scommessa) e Flea, bassista dei Red Hot Chili Peppers. Queste apparizioni non aggiungono profondità alla storia ma rafforzano il tono bizzarro e alienante della pellicola. Tutte le persone che Gus incontra sembrano meri spettatori di un destino immutabile e paradossale, incapaci di influenzare realmente il suo cammino. Il cuore pulsante del film è il tema della disillusione e della ricerca di senso e identità. Gus inizia il suo viaggio con la speranza ingenua di ottenere qualcosa di concreto, ma man mano che raccoglie le carte e si avvicina al premio, il film diventa sempre più oscuro. La sua discesa in un mondo di violenza, tortura e confusione riflette una critica al materialismo e alla ricerca cieca di successo.
Motorama sembra suggerire allo spettatore che la vera lezione non sta nell’appagamento della propria avidità, ma piuttosto nell’abbandono di desideri effimeri in favore di una vita più profonda e sostanziale. Il film si conclude con una rivelazione che potrebbe sembrare un “colpo di scena”, ma che è semplicemente l’inevitabile epilogo di un viaggio destinato, fin dall’inizio, a rimanere un’illusione. Motorama è allo stesso tempo un viaggio psicologico, un road movie, una commedia nera e una critica sociale che, nonostante le sue stranezze e il tono visionario, riesce a destabilizzare lo spettatore, offrendogli un’esperienza unica. La sua natura onirica e il mix di umorismo grottesco e inquietante, corroborati da una trama che si sfalda nelle pieghe della follia, lo rendono un’opera che rimane impressa nella mente di chi la guarda. Lontano dai riflettori e dal successo commerciale, Motorama merita di essere riscoperto come un fulgido esempio di cinema indipendente anni '90, quando l’audacia e il gusto per l’assurdo potevano ancora trovare spazio nelle produzioni di medio budget. È un'opera che, a distanza di decenni, continua a sorprendere per la sua unicità e per un messaggio ancora incredibilmente attuale: la ricerca della felicità attraverso il denaro è un'illusione che richiede un prezzo fin troppo caro.